Avremmo dovuto almeno pensare, Che per ogni cerchio scritto sul lago, C’è un sasso che muore.
E una valigia chiusa con lo spagoMa il tempo non c’è, E che tempo che fa, La pioggia rimbalza già, Sul mio ombrello che non c’è, È un ombrello di falsità, La statua della libertà, Questa scelta che non scelgo e sceglie me, E questo canto che non sa cantare non canta per te.
RIPRESE E MONTAGGIO:
Quando il cuore si gonfia e trasborda e poi sanguina a lungo fino a che si decide di vivere di nuovo, amare nuovamente. Veramente. E tutto diventa nuovo, il corpo, la testa, gli occhi che guardano, le gambe che camminano. Sembra poter rinascere senza dover rivivere.
RIPRESE E MONTAGGIO:
“Settembre, estate” fotografa l’attimo del disorientamento di chi vede sfaldarsi le proprie certezze. È la fine di un amore, quando la notte si trasforma in una camera oscura che sviluppa le immagini del passato. È il bisogno di cambiare casa, di mutare pelle in un luogo nuovo, di spaginare un libro dalle pagine incollate. Si cerca allora un vento nuovo, capace di scombinare i progetti falliti e dare un senso a quei giorni incomprensibili.
RIPRESE E MONTAGGIO:
Lei non ne vuole sapere. Lui è sempre lì che la guarda da lontano. La fotografa. La filma. Riesce a sedersi vicino a lei ma capisce che è già oltre. Lei è già altrove, in un luogo in cui non c’è posto per lui. Non gli rimane che qualche scatto e dei girati rubati al cellulare.
RIPRESE E MONTAGGIO:
Un viaggio per cambiare la propria esistenza, col coraggio del bisogno o dell’amore, entrambe legittimi e umani, troppo umani forse perché siano spettacolo. Ma la propria terra non si dimentica mai anche se la guerra degli uomini la trasforma, facendola credere migliore. Andare via non vuol dire rinnegare la propria casa, vuol dire diventare se stessi terra.
RIPRESE E MONTAGGIO:
Una ballata triste che vede una giovane donna morire annegando nel fiume, ricalcando l’amore tragico di Amleto per Ofelia. La freschezza dell’acqua, il profumo dei fiori e la bellezza della giovane fanciulla, qui cantata dall’amato, restituiscono una malinconia d’altri tempi, vicina al nostro De Andrè e agli chansonnier francesi, ma ancor più al celebre quadro dell'artista inglese sir John Everett Millais, Ofelia del 1852.
RIPRESE E MONTAGGIO: